
08 Apr DANIEL BLUMBERG LIVE
15 marzo 2019 nella cripta del duomo di Avellino, concerto di DANIEL BLUMBERG in trio.
Nel mese di Febbraio, sono entrato nella squadra di FITZ -associazione culturale capitanata da Raffaele Pulzone detto Lello, avvocato di professione ed esperto di musica per VIVERE, e Luca Caserta(GODOT art bistrot)- quale, responsabile tecnico. Accettare la proposta è stato naturale per l’amicizia che mi lega a Lello ed al fratello (eccellente musicista classico) ed anche perchè, ho sentito l’esigenza di lavorare in un team creato da altri e non dal sosttoscritto.
Concerto molto interessante dal punto di vista artistico. Non credo, e non ho mai creduto, all’ estrema soggettività del “bello”.
Il “bello” rappresenta un concetto soggettivo solo in parte. Credo in alcuni aspetti oggettivamente identificabili, misurabili, che determinano il bello; poco opinabili.
Non tutti i presenti, avranno gradito la performance di Blumberg ma, non possiamo NON AMMETTERE di aver partecipato ad un evento UNICO. Il violinista ha suonato in maniera itinerante passeggiando tra gli spettatori-cosa normale nel XVI secolo- ed il contrabbassista ha suonato il manico di un’aspirapolvere marca Folletto; non cito questi due aspetti quali bastevoli a rendere unico un concerto!
Blumberg, era ispirato dal momento e forse, dal luogo suggestivo caratterizzato da un’acustica strutturale unica; la cripta del duomo di Avellino.
I tre erano affiatati, parlavano la stessa lingua, quella delle emozioni laceranti e lacerate. Non si sono guardati mai, erano tre solisti che suonavano in-sieme.
Il sound, che non avremmo apprezzato dieci anni or sono, bollandolo quale esasperato, puro esercizio, non emozionante, asettico, a tratti folle e poco armonioso, nel 2019 risulta essere ATTUALE, NIENT’ALTRO.
Il nostro contributo, occuparci del sound engineering. Siamo soddisfatti del lavoro svolto, inutile fare i falsi modesti come quelli che si ostinano a fingersi falsi magri, falsi attori, falsi qualcosa.
Non è stato facile, l’acustica strutturale è spesso un vincolo non aggirabile; feroce.
Le tre navate, gli archi, la pietra -che parla con lo spettatore- ascoltano il musicista e restituiscono il suono caratterizzato dalla loro morfologia. Tutto suonava e ri-suonava.
Abbiamo lavorato per regalare al pubblico il suono del trio, non il suono di un solista che si avvale di due performer.
Il fronte sonoro era rappresentato da due sub con satellite ma, la migliore scelta è stata quella di inserire due piccole linee di ritardo lungo i corridoi laterali alla cripta. Grazie alle due linee, abbiamo regalato il suono della performance senza perdere alcun dettaglio.
Performance di questo tipo, sono cariche di sfumature, ed in luoghi difficili-come quello della cripta- il rischio maggiore è rappresentato dalla restituzione di un suono piatto, potente ma senza sfumature; senza un’anima.
L’anima di questa performance era rappresentata anche dall’acustica ambientale, capace di suggestioni in linea con il trio di Blumberg.
I volumi sono stati gestiti nei limiti, tendenti verso il basso, le linee di ritardo solo accennate. La cura dei dettagli era elemento portante per un concerto dalle linee psicotiche prima che psichedeliche. Il suono della drum machine a tratti fastidioso, tagliente, saturo, indecifrabile; se non fosse stato gestito in maniera oculata, avrebbe rischiato di essere scambiato per rumore di fondo oppure di massa.
Non abbiamo utilizzato nessun filtro presente sul mixer, ci siamo –limitati– ad ascoltare Blumberg, le sue esigenze-anche quando ha deciso -a cinque minuti dall’inizio del concerto- di voler inserire una drum machine non testata durante il sound check. A cena -alle ore 19.45- ha deciso di apportare modifiche a quanto concordato nel pomeriggio durante le prove, noi abbiamo eseguito nonostante fossimo contrari, crediamo nelle prove sempre e comunque, quale modus operandi secondo co-scienza professionale.
Le luci tenui, hanno contribuito alla realizzazione del nostro intento sonico, abbiamo illuminato il fondo, avendo quale fondale, il muro che delimita l’ingresso alla cripta dalla chiesa maggiore, muro sul quale è INCHIODATO un crocifisso di dimensioni importanti che sembrava parte integrante della scena.
La gamma bassa è stata non invasiva, la gamma alta, gestita dal fonico in maniera sapiente e la gamma media, raffinata. Anche grazie al nostro lavoro, siamo entrati tutti –in quota parte- nel mondo di Blumberg e compagni. Nei loro fantasmi dell’anima, nella gestualità parlante dei loro corpi, nella riproduzione senza compromessi ne incertezze delle note emesse dai loro strumenti musicali. Strumenti, che a tratti -con impegno- abbiamo reso PARLANTI e non musicanti.
Abbiamo fatto del nostro meglio, per restituire allo spettatore un VIAGGIO nella mente di Blumberg e nella propria; speriamo di esserci riusciti. Il nostro prossimo impegno, il concerto dei MOTORPSYCHO il 30 maggio al teatro Partenio.
Good listening
- immagine in evidenza: per gentile concessione di LUCA DANIELE