09 Lug UN TEMPO PER SCRIVERE
Il libro delle sacre scritture a me più caro è il Qoelet oppure Ecclesiaste. Senza entrare nel merito di una questione puramente spirituale (argomento sacro che non deve essere trattato in questa sede) credo, sia un infallibile strumento filosofico per vivere bene.
Negli ultimi quattro anni, dedicati esclusivamente alla consulenza in ambito elettroacustico, molti mi hanno spinto ad intraprendere un percorso di condivisione e consulenza “social”, ho sempre glissato (per parafrasare l’amico Orazio).
Il nove luglio, una coppia di amici carissimi, mi regala il biglietto per assistere al concerto di Nicola Piovani presso il teatro antico di Benevento.
La serata è bellissima, la temperatura giusta, la compagnia gradevole. Ho accettato l’invito-anche se in location diverse, avevo già sentito il maestro- per l’acustica del luogo che conoscevo, e per il piacere della compagnia.
Piovani e l’orchestra filarmonica di Benevento (giovanissimi orchestrali che hanno ben figurato) attaccano, dopo pochi minuti, avverto la totale assenza di emozione. I presenti sembrano apprezzare, sento continuamente ripetere “che bello, bravissimi”. Molti, sono indaffarati ad aggiornare la propria pagina facebook con post e foto della serata, questo andazzo, è proseguito per l’intero concerto.
Questo livello di distrazione, potrebbe dipendere della scarsa sensibilità culturale e musicale di una parte dei “social maniac” oppure dalla pessima acustica?
Il progetto del suono manca, le luci (nuova illuminazione annunciata a suon di fanfara) deludenti, direi illuminazione del luogo, non studio della luce. Il fonico ha ripreso gli strumenti, NON l’orchestra.
Il suono del teatro è assente, la magia del sound non pervenuta. Il teatro antico di Benevento,così come gli omologhi di Taormina e Lecce, è caratterizzato dall’acustica definita “naturale”.
L’acustica di questo teatro deve essere resa manifesta oltre la musica, il suono del teatro è il “suono”. L’orchestra deve esprimere un suono oltre il suono proprio. L’acustica deve regalare una magia fatta di sensazioni, odori del tempo trasportati dall’aria, il suono deve essere condizionato dal mattone, dall’argilla, dalla sabbia. Dalla forma del teatro, dalla presenza di cento persone in più oppure in meno. Tutto questo ed altro, determinano il suono del teatro antico cosi come, alcuni di questi parametri insieme ad altri, determinato il suono dei teatri al chiuso. Dunque, il suono della performace.
Il suono del luogo DEVE essere il suono dello “genius loci”. Il luogo della rappresentazione non è il contenitore, è vivo. Il soffio di vita del teatro è dato dal soffio del vento, il tasso di umidità, l’aria mossa dagli strumenti, la zoè, la bìos, la phsychè degli spettatori. Perché tutto questo risuoni nell’aria con gli strumenti ed il direttore, è NECESSARIO che qualcuno sia in grado di renderlo manifesto al cuore di chi assiste.
L’acustica del luogo era mortificata, il suono dell’orchestra tecnicamente preciso ma, senza emozione. I microfoni destinati alla presa del suono dell’orchestra, troppo vicini ai singoli strumenti. Posizionati male oppure inesistenti, i microfoni destinati alla presa dell’ambiente, livelli e regolazione del gain,discutibili. Nei luoghi caratterizzati da un’acustica naturale eccellente,il microfono deve fare la sua comparsa in maniera dicreta ma sapiente e riprendere la realtà del momento, senza togliere ne aggiungere.
Sono rientrato a casa ed ho sentito l’esigenza della condivisione. Ho “sentito” come riportato in Ecclesiaste che c’è un tempo per tutto, per me, era giunto il tempo della condivisione via “social”.